Siti di interesse 🏛

Chi arrivasse in anticipo, o volesse trattenersi nel fine settimana, troverà a Pavia di che soddisfare le proprie curiosità storiche, artistiche e naturalistiche.
In questa rassegna sono consigliati i must per chi volesse intraprendere un tour alla scoperta della città.

Uno degli elementi più caratteristici della città è il Ticino, che ne attraversa la parte meridionale, a cui peraltro era dedicato l’antico nome latino della città – Ticinum, per l’appunto. Lo scorcio più caratteristico sul fiume, non a caso ripreso dal logo del convegno, include il famoso Ponte Coperto, distrutto nel secondo dopoguerra e riedificato tra il 1949 e il 1951. Dal Ponte Coperto, risalendo Corso Strada Nuova, si attraversa tutto il centro storico della città, fino a raggiungere il Castello.

Per quattro secoli Pavia fu la capitale italiana: dapprima del regno dei Longobardi (625-774) e poi del primo Regno d’Italia (774-1024). Purtroppo quasi tutti gli edifici longobardi sono stati rimaneggiati o distrutti nel Basso Medioevo, e vestigia del periodo longobardo si possono ancora scorgere chiaramente soltanto nella cripta della Chiesa di Sant’Eusebio (VII sec.).

Lo stile medievale meglio rappresentato in città è senza dubbio il romanico. Gli edifici più famosi e grandiosi del romanico pavese sono la Basilica di San Michele Maggiore, dalla maestosa facciata in arenaria (chissà quali licheni si annidano tra quei contrafforti e quelle bifore…), e la Chiesa di San Pietro in Ciel d’Oro, dalla più sobria facciata in cotto, che custodisce le reliquie di Sant’Agostino di Ippona e le tombe di San Severino Boezio e Re Liutprando. Entrambe sono state riedificate nel XI-XII sec. sopra edifici originali longobardi del VII sec., nello stile noto come Romanico Lombardo.
Altro mirabile esempio dello stile è la Chiesa di San Teodoro, più tarda sia nell’impianto originale (VIII sec.) sia in quello attuale (XIII sec.).

Di più tarda costruzione è la Chiesa di Santa Maria del Carmine (XIV-XV sec.), bellissimo esempio di gotico italiano, affiancata da un altissimo campanile che costituisce uno degli elementi caratteristici della skyline cittadina.

Meno peculiare, anche se molto più imponente, il rinascimentale Duomo di Pavia, che esibisce la quinta cupola più alta d’Italia, elemento maggiormente distintivo della skyline del capoluogo pavese, visibile dalle campagne a distanza di chilometri. Nella piazza antistante catturano l’attenzione le macerie della torre civica, crollata nel 1989, e la statua del Regisole, mentre sull’altro lato del Duomo si apre Piazza della Vittoria, dalla quale si accede al Broletto.

Dall’altro lato rispetto a Corso Strada Nuova, si sviluppa il complesso della sede centrale dell’Università di Pavia (fondata nel 1361), con le sue aule, i cortili, le statue di grandi scienziati e letterati che hanno reso celebre l’ateneo pavese, e le inconfondibili tre torri in Piazza Leonardo da Vinci.

In fondo a Corso Strada Nuova si sbocca sul viale antistante il Castello Visconteo (XIV sec.), edificato dai Visconi in stile gotico, oggi sede di musei, mostre temporanee ed eventi all’aperto.

In una città di cultura come Pavia non possono mancare ovviamente i musei. Tra i principali si annoverano: i Musei Civici (Viale XI Febbraio 35), situati proprio all’interno del Castello Visconteo; il Museo Kosmos (Piazza Botta Adorno Antoniotto 9), che ospita collezioni di Storia Naturale tra le quali spiccano le sale dedicate al grande naturalista pavese Lazzaro Spallanzani; il Museo per la Storia dell’Università di Pavia (Corso Strada Nuova 65); il Museo Golgi (Piazza Botta Adorno Antoniotto 10), dedicato al Premio Nobel pavese Camillo Golgi; il Museo della Tecnica Elettrica (Via Adolfo Ferrata 6).

A una decina di chilometri dalla città, nella frazione omonima, si trova la celeberrima Certosa di Pavia, complesso monumentale che include un monastero, un santuario e il Museo della Certosa di Pavia. Il complesso fu edificato tra la fine del XIV secolo e l’inizio del XV come mausoleo di famiglia dei Visconti, fondendo elementi degli stili gotico e rinascimentale. Nel corso dei secoli la gestione del monastero passò dai monaci certosini ai cistercensi, e infine, dopo l’unificazione, allo Stato Italiano. La Certosa di Pavia è visitabile secondo le modalità indicate sul sito.

Un’ultima parola meritano i punti di interesse naturalistico, per chiudere il cerchio ritornando al Ticino.
Pavia si trova completamente ricompresa all’interno del Parco Lombardo della Valle del Ticino, che è Riserva MAB dell’UNESCO.
È quindi d’obbligo menzionare, nonostante la distanza dalla città – circa una ventina di chilometri – la Riserva Naturale Integrale “Bosco Siro Negri” (da non confondere con il Bosco Giuseppe Negri, che si trova invece alla periferia di Pavia ed è attualmente un’Oasi LIPU), affidata in gestione al Dipartimento di Scienze della Terra e dell’Ambiente dell’Università di Pavia. La Riserva Integrale fu istituita a seguito di un lascito di Giuseppe Negri, che donò il terreno all’Università nel 1967 sotto la condizione di tutelare il sito impedendovi qualsiasi forma di intervento gestionale, e lasciando quindi il bosco alla sua naturale evoluzione. All’interno della Riserva è quindi consentita unicamente l’attività di ricerca scientifica.
Il Bosco Siro Negri è un prezioso residuo di foresta alluvionale planiziale di farnia e olmo, caratterizzato da un folto sottobosco e da una totale connessione con l’alveo fluviale, tanto che viene sommerso durante le piene più importanti. Dal punto di vista lichenologico, l’interesse del sito è limitato se considerato in senso assoluto, ma notevole se circostanziato alla condizione della bassa Valle del Ticino; vi si trovano poche specie, tra le quali ne sono però presenti alcune rarissime in Pianura Padana e indicatrici di continuità ecologica in foreste planiziali, prime fra tutte Diarthonis spadicea, Opegrapha vermicellifera e Pseudoschismatomma rufescens.

E infine, girovagando nei boschi del Ticino oltre il Bosco Siro Negri, si potrà attraversare il suggestivo Ponte di Barche di Bereguardo, realizzato nel 1913 in sostituzione del precedente (che, con vari rimaneggiamenti, discendeva da quello voluto dai Visconti nel 1374 e fortificato dagli Sforza nel 1449), uno degli ultimi ponti di barche transitabili in auto rimasti in Italia.